La storia collettiva di un popolo, di una nazione, è complessa per definizione. Le trame e le...
L'importanza dei libri a casa
Una biblioteca - dice il saggio - può salvare fare la differenza tra una vita disperata e una vita che ha senso.
Perchè? Perché i libri sono così impotanti? Non è uguale guardare video stories su Tiktok?
No, non è uguale.
Il bisogno, alla base, è identico. Poter fruire di storie che hanno un senso. Questo bisogno è atavico, c'è dalla notte dei tempi, non si può cancellare. Le persone hanno bisogno di senso. Se hai un senso, uno scopo, sopravvivi nell'ora più buia (come dimostrano le tante storie di coraggio in guerra, o nei campi di concentramento, o durante le calamità). Se non hai un senso, anche nel massimo benessere non avrai desiderio di vivere (anche qui le testimonianze di persone annoiate o disilluse non mancano.
Un senso, una direzione, uno scopo. Quello che oggi sembra perduto. Il poter incidere nella realtà, quantomeno quella vicina a noi. Poter fare la differenza in cose che siano reali, tangibili, che tocchino la vita personale e altrui. Se manca questa possibilità di dare un significato alla propria vita, in particolare di progettare il proprio immediato o remoto futuro, le persone si lasciano andare. Pensate a cosa succederebbe, per ipotesi, se sapessimo che fra un mese un asteroide gigante finisse per distruggere la terra? Chi potrebbe controllare la criminalità e le efferatezze di un'umanità disperata e senza senso? Eppure, assieme ai criminali senza freni, ci sarebbero altre persone che trovano un senso anche nell'annichilamento definitivo.
Ma che c'entra coi libri?
Non proprio coi libri. C'entra con le storie.
Poter vivere, nella nostra mente, storie altrui (vere o di fantasia, poco importa, se sono verosimili) ci consente di costruire un senso, interpretare la realtà, fare esperienza di senso nei panni dei protagonisti della storia. Perché, trovare un senso alla propria vita è un compito difficile. Non ci si riesce al primo tentativo. Forse non ci si riesce mai del tutto. Passiamo molto tempo, consciamente o inconsciamente, a dare senso alla nostra esistenza. E le storie degli altri ci aiutano a costruire e decostruire il nostro senso finché non troviamo una traiettoria che vada bene per noi, almeno in un dato periodo, in un certo contesto. Siddartah si legge da adolescenti. Poi si passa ad altro. Ma in quel momento ci offre una prospettiva di senso e di sviluppo molto importante per l'identità in fase di strutturazione.
La storia del detective, quella dell'adolescente che fa le magie, quella dell'assassino, il mostro, l'uomo violento, il gruppo di amici, l'equipaggio della nave spaziale, la storia della quinta armata, la scoperta delle piramidi. Tutto ha il merito di creare e rompere quell'idea di senso che costantemente teniamo in equilibrio dentro di noi.
Le storie ci spiegano il mondo. Ci offrono lenti che ci fanno vedere cose che prima non vedevamo, come quando un miope per la prima volta riesce a mettere a fuoco le parole da lontano. Vivendo una storia, in certi particolari frangenti, al di là dell'intrattenimento e del divertimento, abbiamo la chiara percezione che ci sia un messaggio per noi. Ed è proprio così: il messaggio è per noi, perché è il nostro cervello che lo crea, al di là delle intenzioni del narrante.
E allora, perché un libro e non un film o una story su Instagram?
C'è una differenza importante, data da due fattori:
1) velocità >> un libro costringe ad una certa lentezza. Quantomeno la lentezza della tua capacità di lettura. Questo, che per alcuni è uno dei punti noiosi del leggere, è in realtà un elemento di estrema importanza. I libri sembrano fatti, da millenni, per essere letti alla velocità che un cervello medio può davvero seguire ed elaborare. Un film, dipende. Spesso è un concentrato di stimoli che non lascia spazio alla maturazione del pensiero.
2) azione >> un libro mette in azione il cervello che è costretto a creare un contesto alla storia che si racconta, anche quando lo scrittore non lo prevede. "C'era uno scoiattolo, sull'albero al centro del giardino". Il cervello si mette subito in azione. Giardino = casa. Albero al centro = solitario. Per avere un albero sufficientemente grande da ospitare scoiattoli, forse è una casa grande, un castello. O forse siamo a Brooklyn, e l'albero è un piccolo acero dove un grosso scoiattolo imperversa con le sue scorribande. O forse è autunno, le foglie sono gialle e stanno cadendo, lo scoiattolo deve affrettarsi a fare le provviste per l'inverno. E cosa sta facendo, lo scoiattolo? Si regge sulle zampe posteriori e annusa l'aria? Sta salendo lungo un ramo per nascondersi? Ha una ghianda in bocca? L'azione, per il cervello, è azione. Che sia fatta o immaginata (e via di neuroni specchio, e varie semplificazioni). Ma è così.
Vivere attivamente la storia del libro alla velocità perfetta del cervello, lasciando spazio all'azione di completare il contesto è ciò che consente alle persone di creare un senso che possa essere duraturo e stabile.
Oltre a tutta la conoscenza, gli insegnamenti, la cultura, le idee, gli approfondimenti, un libro salva le persone perché può fornire un senso. E non c'è molto altro di più importante.
E non conta che sia alta letteratura o letteratura di genere. Quello dipende dal lettore. Dai suoi bisogni del momento. Chi legge cambia gusto ed evolve. Chi non legge, decide inconsapevolmente di chiudere una finestra su una parte del senso della propria vita.