La storia collettiva di un popolo, di una nazione, è complessa per definizione. Le trame e le...
Fatti e parole
Se parlo di guerra, non faccio la guerra.
Se parlo di morte, non uccido.
Posso istigare, posso instillare. Ma posso comunque fermarmi.
"Nè uccide più la penna, che la spada" dice il proverbio, ed in un certo senso è vero. Ma due dichiarazioni paragonabili, una che conduce alla morte reale, ed una che non lo fa, non si possono mettere sullo stesso piano.
Ha fatto specie, nel periodo del Giorno della Memoria 2025, vedere che molti utenti web paragonano la propaganda nazista alle dichiarazioni di alcuni giornalisti e politici in periodo Covid, i quali avrebbero augurato la morte dei no vax. Ammesso che siano dichiarazioni verificate - non ne sono sicuro - mi sembra che le differenze siano talmente tante da non rendere possibile parificare i due fatti neppure da lontano. Ma, dichiarano alcuni, è la matrice ideologica di odio e segregazione che è simile.
Non mi sembra proprio, e cerco di spiegarlo:
1) Sappiamo com'è finito il nazismo e come abbia messo in pratica in modo orrendo e macabramente efficiente i suoi propositi di sterminio. Non mancano esempi simili in altre situazioni, ma il Covid direi che non c'entra. Tuttavia, che esistano esempi simili (le purghe di Stalin, ad esempio), non giustifica nessuno di questi fatti. Non è nemmeno plausibile additare i fatti del nazismo ad un racconto dei vincitori contro i vinti, perché ci sono migliaia di testimonianze, di tantissime nazionalità vincitrici e perdenti, sulle crudeltà della dittatura nazista e sui suoi atti di genocidio. I documenti sono così tanti, così documentati e così trasversali (oltre che vicini e verificabili) che chi parla di storia dei vincitori forse si riferisce al sussidiario degli anni 80. La storia non è mai stata solo quella, ad un certo livello, e la documentazione è presente ed evidente, se uno ha voglia di entrare in qualche archivio. Quindi, il nazismo ha detto cose orribili, ma soprattutto le ha fatte. I quattro besughi citati da alcuni possono aver detto cose stupide (se vere, erano stupide e orrende, ok?), ma non hanno fatto un bel niente. Nessun grande reset, nessuna strage di vax o no vax, anche ad anni di distanza. Non è successo niente. Nulla di significativo. Finita. Un conto è dire (ed è comunque male, è grave anche dire), un conto è fare (che è molto male, molto grave, terribile).
2) Paragonare il green pass alla segregazione degli ebrei mi sembra strumentale. È durato qualche mese ed è finito appena possibile, nonostante le previsioni apocalittiche di chi immaginava una duratura permanenza delle restrizioni. Sono finite. Basta. Osservando la storia delle epidemie, da quando i Veneziani hanno inventato la quarantena, il distanziamento e le restrizioni sono sempre state la miglior arma contro le malattie. Nei lazzaretti a Venezia sono conservati centinaia di anni di storie in proposito. Da dove sono io, non è distante e sono andato a vedere con i miei occhietti. È tutto lì, tutto conservato: c'era la peste? Quarantena. Punto.
3) Opporsi alla vaccinazione obbligatoria e opporsi a tutto non è uguale. Nessuno pensa che il vaccino, prodotto in fretta, sia stato la miglior soluzione possibile in assoluto. In quel momento, forse lo era. Forse no. Chi si è opposto, nel suo diritto, di farsi vaccinare, ha dovuto sottoporsi a più tamponi. Anche qui: non mi sembra una tragedia. Poi è finita. E non è successo niente. Nessun omicidio di massa. Nessun lager. Nessuna violenza razziale. Finito il problema, rimossa la soluzione trovata in quel momento. Nessuna soluzione finale. Cioè: i fatti sono profondamente diversi, la matrice di partenza è profondamente diversa. Si può credere che sia stata gestita male, si può anche credere che fosse tutto un complotto. Fatto sta che non è successo nulla.
Chi legge sa che le parole possono cambiare le persone, le nazioni e il mondo. Ma alcune parole lo fanno, altre no. Non è uguale. I fatti, successivi alle parole, decretano il vincitore.